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Sinodo2023

StoriaParrocchie
I vescovi del Triveneto promuovono “ Una coraggiosa cultura della vita” e discutono sul fine vita.
Essi affermano che “ Il suicidio assistito, come ogni forma di eutanasia, si rivela una scorciatoia: il malato è indotto a percepirsi come un peso a causa della sua malattia e la collettività finisce per giustificare il disimpegno nell’accompagnare il malato terminale. Primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte. Lo sforzo terapeutico non può avere come unico obiettivo il superamento della malattia quanto, piuttosto, il prendersi cura  della persona malata.E’ essenziale  porre l’accento sul tema della dignità della persona malata e sul dovere  inderogabile di cura che grava su ogni persona ed in particolare su chi opera nel settore socio-sanitario chiamando in causa l’etica e la scienza medica. Si rimane molto perplessi di fronte al tentativo in atto da parte di alcuni consigli regionali di sostituirsi al legislatore nazionale  con il rischio di creare una babele normativa  e favorire una sorta di esodo verso le regioni più libertarie.”
I Vescovi ricordano che spetta alle Regioni “ favorire luoghi di confronto e deliberazione etica e promuovere  politiche sanitarie  che favoriscano la diffusione della  conoscenza e l’uso delle cure palliative ( anche domiciliari), la formazione adeguata del personale, la presenza  e l’azione di hospice … dove trovare pieno accompagnamento. (Difesa del Popolo)

Ottobre2023
 
Assemblea del Sinodo Diocesano del 16 settembre 2023.  Discorso del Vescovo Claudio Cipolla
 
Bentornati a queste assemblee.  Hanno un orizzonte ormai non lunghissimo per cui l'impegno è quello che si deve mettere quando salendo verso la montagna si dice: “Siamo abbastanza a buon punto e possiamo arrivare al rifugio dove ci si può riposare, dove si può godere dei panorami e degli orizzonti belli delle montagne”. E siamo in questo appuntamento guidati da questo brevissimo brano della Lettera di san Paolo ai Romani. Proprio alla prima espressione mi sono bloccato quando si dice:” Fratelli nessuno di noi vive per se stesso”. Poi mi sono chiesto: ”Per chi viviamo oggi?”. Siamo qui non come persone, come singoli cristiani,  siamo qui come chiesa diocesana e quindi la domanda potrebbe essere: “ la nostra chiesa per chi vive?” e siamo qui come assemblea sinodale e questa assemblea per chi vive?,  che cosa cerca?,  la sua fatica per chi la fa?  e mi sono dato queste iniziali risposte perché a questa domanda le risposte possono essere molte di più.  Io penso che tutti voi, soprattutto voi che avete figli, nipoti, ma anche chi ha la responsabilità di paternità o di maternità nei confronti delle nostre comunità possa apprezzare questa prima risposta.
 
Noi viviamo per i nostri figli, le nostre figlie, i nostri nipoti,  A questi giovani noi siamo debitori di quello che il Signore ha messo nel nostro cuore. Viviamo come chiesa perché anche a loro possa giungere il Vangelo di Gesù, che vuol dire tanto, non certamente un'informazione, quanto piuttosto un legame, una relazione con il Signore Gesù vivente in mezzo a noi.  
 
Ecco noi viviamo perché anche i nostri figli e le nostre figlie abbiano un riferimento importante che  il Vangelo definisce perla preziosa, ecco questo qui è per chi viviamo, per loro viviamo anche come chiesa e dobbiamo avere la consapevolezza anche come assemblea sinodale, viviamo anche per la nostra società. Cioè per tutta la gente che vive accanto a noi. Oggi vuol dire per gli altri, per la gente in mezzo alla quale il Signore ci ha seminati, per la nostra società che significa  per i poveri di questa società, per gli anziani, per quelli che sono in ricerca di una Fede di cui non riescono ad appropriarsi. Per una società vuol dire per i nostri studenti, i nostri lavoratori, vuol dire l'intelligenza e la scienza di questa società. Ecco penso che alla domanda che nasce dalla frase:” Noi per chi viviamo?” Ecco noi viviamo non per noi stessi, come dice la lettera ai Romani, ma per i nostri figli e per gli altri. Ci sono tanti oggi che sono molto angosciati, dispersi, non sanno verso dove camminare.  Osano, rischiano, tentano.
 
Ecco poi viviamo anche per un'altra prospettiva, in modo particolare questa, per il domani della nostra chiesa. Non ci interessa tanto trovare soluzioni per adesso, semplicemente per adesso. Ma proprio perché il Vangelo di Gesù possa continuare ad essere seminato  dalla Chiesa che vive in mezzo alla gente, perché questa chiesa che noi adesso interpretiamo  possa restare in mezzo a tutti, dove ci abitano le persone, dove ci sono le difficoltà e dove ci sono anche le gioie. Ecco il domani della chiesa penso che possa essere immaginato ancora come il domani di una chiesa che sa evangelizzare, che sa annunciare il Vangelo nella vita. Il Vangelo si annuncia proprio così, stando accanto, spesso anche senza parole ma con quella vicinanza che può trasmettere speranza, dare luce.
 
Noi siamo tutti esperti di questo. In tante circostanze ci sarà capitato di incontrare qualcuno che sta vivendo momenti molto difficili e ci siamo accorti che aspettano quello che noi abbiamo nel profondo del nostro cuore e che a volte viene trasmesso anche soltanto con questa presenza semplice, umile, col fatto che ci siamo, che siamo lì accanto.  Ecco appunto per i nostri figli, per i nostri territori, e perché il domani della chiesa sia un domani missionario, evangelizzatore. Per noi che siamo qua è questo il momento perché prendiamo le nostre responsabilità e diamo in coscienza degli orientamenti. Qualcuno avrà un pensiero diverso da un altro e siamo quindi in questo cammino così articolato di ricerca e per noi è il tempo dell'assunzione appunto di una nostra determinazione della nostra decisione, di una nostra responsabilità. Siamo noi, non siamo i migliori. Per noi è tempo di responsabilità e questo, tutto questo a causa di Gesù e a causa del suo Vangelo come diceva Paolo, sia che viviamo sia che moriamo siamo del Signore. Quindi a causa sua mettiamo a disposizione quello che noi abbiamo, quello che noi siamo, i nostri cinque pani e due pesci. In fondo il legame con il Signore Gesù che ci spinge, come dice sempre questa lettura, a dimenticare noi stessi. Quindi non viviamo per noi stessi ma viviamo pienamente nel dono di noi stessi. E questo vivere pienamente nel dono di noi stessi ci fa assomigliare a Gesù.
 

Diario di Bordo 25 giugno 2023
Mentre guido verso il Seminario, sono tallonato da un ciclista che probabilmente vuole sfruttare  la scia della mia macchina per guadagnare velocità e fare meno fatica. Lo guardo spesso dallo  specchietto retrovisore (un po' preoccupato per l'eccessiva vicinanza) e mi domando: "Chi glielo fa fare  di mettersi in strada alle 14:30 di una Domenica di inizio estate?". Il pensiero nello stesso momento va  a me e agli altri 360 componenti dell'assemblea sinodale: "Chi ce lo fa fare di metterci in strada alle  14:30 di questa calda Domenica, per partecipare alla terza sessione sinodale (3b per la precisione),  quando potremmo essere al mare o in montagna o semplicemente a casa con il condizionatore  acceso?". Deve avere una bella motivazione il ciclista in questione ma anche ce l'abbiamo noi: la voglia  di cambiare le cose, di costruire o ricostruire le nostre comunità, di sognare la Chiesa di domani.  Comincia la sessione con la preghiera a cura della comunità di Voltabarozzo e la riflessione del Vescovo  Claudio, che collega la nostra riflessione sui ministeri battesimali al percorso del Sinodo universale e  l'Instrumentum laboris da poco pubblicato. Inizia poi un tempo disteso (finalmente!) di confronto e  discernimento nel piccolo gruppo: siamo invitati a riflettere sui punti di forza e le opportunità da un  lato e sui punti deboli dall'altro della proposta relativa ai ministeri battesimali e a chiederci se questa  sia davvero la leva di cambiamento per il cammino della nostra Diocesi. L'esperienza del piccolo gruppo  è sicuramente per me il tratto più entusiasmante del Sinodo, anche se non riesco mai a percepire il  polso dell'intera assemblea, il clima di fondo, e questo è un vero peccato! Siamo tanti, è vero, ma credo  che nel nostro riunirci ci sia un potenziale immenso, fatto della fede, delle esperienze di vita di ciascuno  che meriterebbe di emergere di più attraverso degli interventi in plenaria e non solo nel ristretto  gruppo di 12 fratelli e sorelle con cui sto lavorando in questi mesi. Dopo la pausa siamo infine tornati nell'aula sinodale, la Chiesa del Seminario, e ci è stato spiegato il  meccanismo della votazione. È la prima votazione ufficiale che compiamo come assemblea e siamo  chiamati - con un po' di trepidazione - ad esprimerci in merito alla proposta sui ministeri, se proseguire  con il percorso di approfondimento o rimettere tutto in discussione dopo la pausa estiva. Dopo un  piccolo tempo di silenzio e di preghiera, abbiamo proceduto con le votazioni. Lo spoglio delle schede  sarà a cura del cancelliere, Sara Ruffato, e nel giro di qualche giorno ci sarà notificato il risultato.  Mentre guido verso casa, torno col pensiero al ciclista che mi seguiva per stare dentro la mia scia. Tra  i tanti dubbi che mi sono rimasti dopo la votazione, mi domando se sto vivendo questa esperienza  come un cammino spirituale di ascolto dello Spirito Santo, se insomma sto cercando anch'io di seguire  la scia dello Spirito Santo o se sto rischiando di farmi prendere dagli umori del momento, dalla  superficialità o dalla stanchezza del momento.  È bello però e mi conforta sapere che stiamo pedalando insieme, sulla scia dello Spirito Santo. ( Zaramella)

Diario di Bordo del Sinodo di Sabato 10 giugno
 
 
Fate quello che dirà”.  La sensazione di affidarsi allo Spirito si è resa palpabile ed è diventata evidente nel brano che ha accompagnato la riflessione del vescovo, là dove san Paolo, rivolgendosi ai Corinzi ricorda: «Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore…»
 
«La nostra è una chiesa tutta carismatica» ha sottolineato il vescovo Claudio, commentando il testo e introducendo i lavori. «Questi doni indicano che il Signore è sempre attento alla sua Chiesa, cammina con noi. Carismi che il Signore ci invita a mettere in armonia, a trasformare in ministeri. Così il Signore edifica la comunità». Ma ci sono alcuni tratti imprescindibili di una comunità: la carità fraterna, la partecipazione all’eucaristia, la tensione permanente verso ciò che è meglio, la tensione missionaria.
 
La parola è passata poi alla presidenza che dopo aver evidenziato alcune “tensioni” che attraversano i lavori ha dato spazio a un’intervista a don Livio Tonello per offrire un primo approfondimento sui ministeri battesimali: significato, differenze, caratteristiche. Un affondo che ha fatto emergere alcuni elementi sostanziali: i ministeri rispondono a una visione di Chiesa e non viceversa; sono costitutivi della natura della Chiesa, non sono opzionali, ma vanno attivati e chiedono due cambi di mentalità: passare dalla logica dell’emergenza (mancano i preti) a quella del riconoscimento dei carismi dei battezzati; passare dalla logica di supplenza (sostituzione) a una di collaborazione responsabile e diffusa.


DIARIO DI BORDO del 21 maggio 2023
 
di Viviana Ranzato
Domenica 21 maggio l’Assemblea  del Sinodo si è mossa mettendo al centro del lavoro l’idea che tutti i battezzati diventino in qualche modo ministri, così com’era nelle prime comunità. Questo può rivelarsi una potente leva di cambiamento per ogni comunità della Chiesa di Padova. Il Vescovo Claudio ha ribadito che sta proprio nella storia della Chiesa di Padova il cammino verso un nuovo protagonismo dei battezzati, sollecitato anche dalla situazione contingente, con una grossa potenzialità di apertura verso nuove prospettive. Per cambiare bisogna individuare le proprie radici all’interno di una storia, conoscere e riconoscere il proprio volto e le proprie potenzialità. Dati demografici mostrano che nel 2022 il clero della Diocesi di Padova contava 586 presbiteri, mentre le proiezioni ci dicono che nel 2040 il loro numero calerà a 151. Come ci si regolerà, quindi? Quali saranno le priorità? Quanti preti per ciascun abitante? I numeri, invece, dei laici che si impegnano nelle parrocchie diocesane, sono stabili, se non in aumento: si parla di migliaia di persone che dedicano tempo, carismi, disponibilità a servire la propria comunità. Queste persone sono già rappresentative di una futura ministerialità, che non si sostituirà alla comunità, ma ne darà il senso, il sostegno; la incoraggerà. Si tratta, per il Vescovo Claudio, di farsi  sostenere da due colonne: la relazione fraterna come contesto privilegiato per vivere la fede e il giorno della domenica, come festa del Signore per celebrare insieme l'Eucaristia. È importante coltivare la dimensione fraterna, umana e cristiana della parrocchia perché solo così ci si può sentire inseriti in una dimensione sempre più ampia di condivisione e solidarietà. È, questa, una Chiesa vissuta, esperienziale, non clericale e dogmatica, ma missionaria, aperta, dove tutti, e in particolare chi soffre o vive nell’ingiustizia, possa trovare conforto e accoglienza, la grazia dello Spirito, incarnata in un sorriso fraterno. In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio diventa discepolo missionario, capace, attraverso la propria fede, di offrire ospitalità, dare consolazione, patire con chi soffre, offrire speranza a chi non ne ha più, vivere la propria umanità, socialità e religiosità riferendole a Cristo.


LA PREGHIERA DEL SINODO 2023
GLORIA A TE, SIGNORE GESÙ

Gloria a te, Signore Gesù che riveli agli umili e ai poveri le tue grandi opere compiute nel silenzio, lontano dal tumulto dei potenti e dei superbi.
Gloria a te, Signore Gesù.
Gloria a te, Signore Gesù che accogli i vuoti della nostra esistenza e li trasformi in pienezza di vita.
Gloria a te, Signore Gesù.
Gloria a te, Signore Gesù che susciti stupore nel cuore di chi, come Maria a Cana di Galilea, si affida alla tua Parola e crede oltre ogni speranza.
Gloria a te, Signore Gesù.
 Gloria a te, Signore Gesù che ami teneramente tutti gli uomini e riversi nei loro cuori i doni del tuo Santo Spirito.
Gloria a te, Signore Gesù.
Gloria a te, Signore Gesù che ci chiami a camminare come Chiesa, nella ricerca della tua volontà per ritrovare insieme la gioia del Vangelo.
Gloria a te, Signore Gesù
Invito tutta la comunità a vivere l’adorazione eucaristica silenziosa dell’ULTIMA domenica del mese (al Santo dalle 16.30 alle 18.00)
Come Comunità assicuriamo la nostra preghiera per il Sinodo con l’adorazione dell’ultima domenica del mese.
 
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela”                         Il Vangelo del Sinodo
 
IL RACCONTO DI CANA                                    Vangelo di Giovanni (2,1-11)
 
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene             portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
 
Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”
 
significa ricordarmi di avere uno Sposo ed entrare nella concretezza della vita insieme con Lui.
 
La Mamma Celeste è come se mi dicesse: hai uno sposo? Portalo con te sempre, nelle cose che vanno bene e nelle cose che vanno male. Ciò che conta è avere Lui, vivere insieme a lui. Non importa se le cose non vanno come voglio io. Ciò che importa è viverle CON Lui, aprendo il cuore al suo disegno d’Amore.    
Don Massimo

SINODO
 
I 5 gruppi sinodali, accompagnati dai rispettivi moderatori, hanno cominciato a riunirsi per il primo incontro. Faranno ciascuno tre incontri entro fine dicembre. Vorrei invitare la comunità a pregare per questo percorso che si articola in tre momenti:  riconoscere, interpretare, scegliere. Un momento di preghiera particolare per questa intenzione verrà fatto ogni ultima domenica del mese dalle 16.30 alle 18.00 nella cappella dell’Asilo al Santo, attraverso l’adorazione silenziosa.
glossario del sinodo
            
ASSEMBLEA SINODALE    
        
assemblea, rappresentativa dell’intero popolo di Dio (laici, religiosi/e,   diaconi, presbiteri…), di circa 400 persone scelte per dare compimento al   processo di discernimento
            
DISCERNIMENTO
        
un metodo e un’arte spirituale che ci permette di interrogare la realtà   alla luce del Signore e del Vangelo. Riconosciamo la presenza del Signore e   la Sua azione nel mondo, interpretandola nell’ottica di un cambiamento   necessario.
  Il significato dell’esperienza ha al centro il discernimento comunitario, che   ruota attorno alla domanda “Cosa vuole il Signore dalla Chiesa di   Padova?”.
            
SINODO DIOCESANO
        
percorso di discernimento che aiuterà la Diocesi di Padova a ripensarsi   come Chiesa missionaria
Settembre 2022 I cantieri di Betania Prospettive per il secondo anno  del Cammino sinodale
Uno sguardo al primo anno
Nel maggio 2021, rispondendo all’invito di papa Francesco, le Chiese in Italia si sono messe in cammino, avviando un percorso sinodale. Hanno intrapreso un itinerario aperto, in obbedienza allo Spirito che sorprende sempre; come “Chiese in uscita” hanno invitato tutti a partecipare attraverso una consultazione ampia e capillare; hanno proposto un cammino spirituale, di ascolto reciproco, una sinodalità vissuta sulla quale far leva per quella riforma che il Signore domanda continuamente alla sua Chiesa. Prestare orecchio a “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (cf. Ap 2-3) è stato il principio che ha guidato e orientato il Cammino sinodale sin dall’inizio. Nel settembre 2021, infatti, a seguito delle prime riflessioni del Gruppo di coordinamento,
il Consiglio Episcopale Permanente così ha prospettato il primo anno della fase narrativa del Cammino, inserendolo nel tracciato del Sinodo universale (Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione): Il biennio iniziale (2021-2023) sarà completamente dedicato alla consultazione di tutti coloro che vorranno partecipare: alle celebrazioni, alla preghiera, ai dialoghi, ai confronti, agli scambi di esperienze e ai dibattiti. Più che attendersi ricette efficaci o miracoli dal documento sinodale finale, che pure si auspica concreto e coraggioso, siamo certi che sarà questo stesso percorso di ascolto del
Signore e dei fratelli a farci sperimentare la bellezza dell’incontro e del cammino, la bellezza della Chiesa (...). Nel primo anno (2021-22) vivremo un confronto a tutto campo sulla Chiesa, percorrendo le tracce proposte dal Sinodo dei Vescovi; nel secondo anno (2022-23), come già chiese il Papa a Firenze, ci concentreremo sulle priorità pastorali che saranno emerse dalla consultazione generale come quelle più urgenti per le Chiese in Italia. Prima ancora dei documenti, sarà questa stessa esperienza di “cammino” a farci crescere nella “sinodalità”, a farci vivere cioè una forma più
bella e autentica di Chiesa.
L’anno pastorale 2021-2022 ha visto l’apertura del Cammino sinodale in tutte le diocesi italiane (17 ottobre 2021). Non sono mancate incertezze e perplessità a rallentare il percorso; nel cuore dell’inverno si è riacutizzata la pandemia con il suo carico di lutti, sofferenze e disagi;
alla fine di febbraio è scoppiata la guerra in Europa, riaccendendo ferite, paure e risentimenti. In mezzo a queste crisi, che reclamano un contributo al dialogo, alla pace e alla fraternità, il popolo di Dio si è messo in cammino. Si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone. Più di 400 referenti diocesani hanno coordinato il lavoro, insieme alle loro équipe, sostenendo iniziative, producendo sussidi e raccogliendo narrazioni. Si è creata una rete di corresponsabili che è un primo frutto, inatteso, del Cammino e una risorsa preziosa per la sua prosecuzione. Mentre esprimiamo gratitudine al Signore per la generosità di quanti si sono resi disponibili, ci
impegniamo a sostenerli anche nel secondo anno. Ciascuna diocesi ha trasmesso alla Segreteria Generale della CEI una sintesi di una decina di pagine. I referenti diocesani si sono incontrati alcune volte online e due volte in presenza a Roma: dal 18 al 19 marzo e dal 13 al 15 maggio. Quest’ultimo appuntamento residenziale, con la partecipazione dei Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali, hapermesso di stendere una prima sintesi nazionale, detta “Testo di servizio”, articolata intorno a “dieci nuclei”; successivamente, durante la 76ª Assemblea Generale della CEI (23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica, si è ulteriormente riflettuto, in modo sinodale, arrivando a definire alcune priorità sulle quali concentrare il secondo anno di ascolto. Quali le consegne di questo primo anno? Dalle sintesi diocesane, che andranno valorizzate nelle rispettive Chiese locali, ne emergono alcune: crescere nello stile sinodale e nella cura delle relazioni; approfondire e integrare il metodo della conversazione spirituale; continuare l’ascolto anche rispetto ai “mondi” meno coinvolti nel primo anno;promuovere la corresponsabilità di tutti i battezzati; snellire le strutture per un annuncio più efficace del Vangelo.
Un incontro lungo il cammino
Mentre confluivano le sintesi diocesane nel maggio 2022, l’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania (Lc 10,38-42) si è profilato come icona per il secondo anno. Parole come: cammino, ascolto, accoglienza, ospitalità, servizio, casa, relazioni, accompagnamento, prossimità, condivisione… sono risuonate continuamente nei gruppi sinodali e hanno disegnato il sogno di una Chiesa come “casa di Betania” aperta a tutti.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla
che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose:  Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,38-42). “Mentre erano in cammino”: la scena è dinamica, c’è un cammino insieme a Gesù (un “sinodo”). Luca aveva indicato poco prima la composizione del gruppo che accompagnava il Maestro: “In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da
spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni” (Lc 8,1-3). Questo gruppo che cammina con il Maestro è il primo nucleo della Chiesa: i Dodici e alcune donne che seguono il Signore lungo la via, peccatori e peccatrici che hanno il coraggio e l’umiltà di andargli dietro. I discepoli e le discepole del Signore
non percorrono itinerari alternativi, ma le stesse strade del mondo, per portare l’annuncio del Regno. I discepoli sono “coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace” (LG 9): non un gruppo esclusivo, ma uomini e donne come gli altri, con uno sguardo però illuminato dalla fede nel Salvatore, che condividono “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (GS 1).
Il primo anno della fase narrativa del Cammino sinodale ha rappresentato per molti questa esperienza discepolare di “strada” percorsa con Gesù. Si sono create preziose sinergie tra le diverse vocazioni e componenti del popolo di Dio (laici, consacrati, vescovi, presbiteri, diaconi, ecc.), tra condizioni di vita e generazioni, tra varie competenze. È unanime la richiesta di proseguire con lo stesso stile, trovando i modi per coinvolgere le persone rimaste ai margini del Cammino e mettersi in ascolto delle loro narrazioni. È diventato sempre più chiaro che lo scopo non è tanto quello di produrre un nuovo documento – pure utile e necessario alla fine del percorso – ma quello di avviare una nuova esperienza di Chiesa. Unanime è stato l’apprezzamento per il metodo della conversazione spirituale (nella prospettiva di Evangelii gaudium 51) a partire da piccoli gruppi disseminati sul territorio, così come
per i frutti che questo ha consentito di raccogliere: una bella eredità da cui ripartire nel secondo anno. L’ascolto della Parola di Dio e delle esperienze di vita, a cui segue quello delle risonanze interiori dei compagni di viaggio, crea quel clima di discernimento comunitario che evita logiche di contrapposizione o dibattiti superficiali, permette di ricercare una vera sintonia, lasciando risuonare la voce dello Spirito. Questo metodo spirituale è capace di intercettare
non solo il sensus fidei che ogni battezzato vive in proporzione alla profondità della sua adesione al Signore (cf. LG 12), ma anche il “frutto dello Spirito” in tutte le persone di buona volontà (cf. Gal 5,22).
Il discernimento sulle sintesi del primo anno di Cammino ha permesso di focalizzare l’ascolto del secondo anno lungo alcuni assi o cantieri sinodali, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio. Il carattere laboratoriale ed esperienziale dei cantieri potrà integrare il metodo della “conversazione spirituale” e aprire il Cammino sinodaleanche a coloro che non sono stati coinvolti nel primo anno. Quella del cantiere è un’immagine che indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto ed esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per la successiva fase sapienziale.
I cantieri sinodali di seguito indicati rilanciano le priorità individuate per il secondo anno del Cammino. È utile ribadire che questo resta un tempo di ascolto e non di letture sistematiche e di risposte pastorali, a cui saranno invece dedicate le successive fasi, sapienziale e profetica. È certo un ascolto “orientato”, per poter
raccogliere narrazioni utili a proseguire il cammino; un ascolto che si fa riflessione, in una circolarità feconda tra esperienza e pensiero che comincia ad acquisire gli strumenti con cui costruire le novità chieste dallo Spirito. Alla base rimane il lavoro svolto durante il primo anno e la domanda fondamentale del Sinodo universale:
“Una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, cammina insieme: come questo ‘camminare insieme’ si realizza oggi nella vostra Chiesa particolare? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere nel nostro ‘camminare insieme’?”.
5 GIUGNO - APERTURA SINODO
La Comunità si unisce simbolicamente alla celebrazione in cattedrale di apertura del Sinodo, attraverso la celebrazione eucaristica delle 8.45 a Rozzampia e delle 10.00 al Santo, che sarà concelebrata da don Massimo e don Renzo e sarà caratterizzate da tre segni:
·         processione di ingresso con il libro dei Vangeli
·         raccolta offerta per i poveri
·         comunione agli ammalati, con l’invio dei ministri straordinari della comunione

Anno 2022 Per una Chiesa sinodale : Comunione, partecipazione e missione
«La Chiesa di Dio è convocata in Sinodo. Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Questo itinerario, che si inserisce nel solco dell’«aggiornamento» della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II, è un dono e un compito: camminando insieme, e insieme riflettendo sul percorso compiuto, la Chiesa potrà imparare da ciò che andrà sperimentando quali processi possono aiutarla a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione, ad aprirsi alla missione. Il nostro “camminare insieme”, infatti, è ciò che più attua e manifesta la natura della Chiesa come Popolo di Dio pellegrino e missionario»
Il 5 giugno prossimo, solennità di Pentecoste, ci sarà a Padova, in cattedrale,  la celebrazione eucaristica con l’apertura del Sinodo diocesano. In quell’occasione si insedia l’Assemblea sinodale, facendo la professione di fede. Il vescovo presenta all’Assemblea (e alla Diocesi tutta) lo strumento di lavoro contenente i temi del Sinodo. I temi, le sottolineature, sono 14, scelti dalla Commissione preparatoria che sta analizzando il materiale proveniente dagli spazi di dialogo costituitisi nelle parrocchie della Diocesi e in alcuni altri  “luoghi di vita”;
Gli ambiti sono tre:
Il primo: “Dimensioni trasversali” comprende Evangelizzazione e cultura: un arricchimento reciproco; La Chiesa e gli ambiti di vita: un legame costruttivo; Il bisogno di spiritualità: una ricerca vitale; La Liturgia:il desiderio di incontrare il Signore e i fratelli.
Il secondo ambito, “Soggetti” si concentra sui protagonisti della vita della Chiesa e comprende: Le Famiglie: l’attuale  complessità ci interpella; I Giovani e le nuove generazioni: profezia per la chiesa di Padova; L’identità e i compiti dei fedeli laici: la consapevolezza della dignità battesimale; L’identità e i compiti dei presbiteri: un ripensamento necessario.
Il terzo ambito ”Cantieri” dove trovano spazio alcune priorità e l’Organizzazione della chiesa stessa: Il volto delle parrocchie: stare nella transizione  e nel processo; Le  parrocchie e lo stile evangelico: una casa fraterna e ospitale; Le priorità pastorali: l’Annuncio al centro; La Comunicazione della fede: l’azione corale  di tutta la comunità; L’organizzazione  parrocchiale e territoriale: le parrocchie e gli altri livelli di  collaborazione; Le strutture e la sostenibilità economica: la gestione ordinaria e straordinaria tra opportunità e criticità.
Gruppi di discernimento nasceranno in tutte le parrocchie  con gruppi di 7-12 persone, guidati da un moderatore con una traccia guida preparata a livello diocesano.
   
2021-2022  CONSULTAZIONE DAL BASSO



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Aggiornato il 2 Marzo 2024
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